Il pregiudizio del diritto alla violenza.

Squilla il telefono: una voce flebile e smarrita sussurra “sono sconvolta… sto male…“. Silenzio… Incoraggiata a proseguire, dopo poco, aggiunge “mi chiamo Romina, e vivo in Emilia Romagna: due ore fa il mio compagno, con il quale vivo da due anni, buono, amorevole, gentile… improvvisamente mi ha percosso (ho vari evidenti segni), senza che ci fosse una motivazione o che avessi detto qualcosa di spiacevole… che accadrà ora?“.

Con calma, l’operatrice riesce ad avere almeno il numero di telefono dal quale chiama, ma altre poche informazioni, perché la giovane ha paura. Vengono immediatamente informati gli operatori della nostra sede di Forlì, che si attivano per aiutare la giovane a superare quel momento per lei molto drammatico.

A noi non resta che chiederci se ci possono essere sono tante donne che pensano che, con una motivazione o per qualche parola sbagliata, siano giustificati atti che sono solo di violenza.

In altri termini, secondo la nostra giovane interlocutrice, se avesse commesso un errore, o detto qualche parola inopportuna, allora il suo convivente avrebbe avuto l’autorizzazione di farle del male?

Ci piacerebbe sentire il vostro parere. Brava comunque a rivolgersi a noi per chiedere aiuto, manifestare il disagio, avere un consiglio, raccontare e sfogarsi. Anche a questo servono Associazioni come la nostra.

Ivana Giannetti